EVENTI: La Passione secondo Matteo - Vangeli astratti - Genesi del Mondo e Genesi dell'arte - Genesi - Monografia


MONOGRAFIA

Yves Bonnefoy
Dévotion.
Cesare Greppi
Dal Confine.
Günter Kunert
Sparse sul sentiero del bosco.
Nel sentiero d’ombra
Pavlos Màtesis
Per la pittura di Roberto Demarchi da uno scrittore che
impara a scrivere da Goya
.
Titos Patrikios
Caos e luce nella pittura di Roberto Demarchi.
Camillo Pennati
I fondi nero di Demarchi.
Giovanni Raboni
Come uno che sta sognando e sa
Roberto Rossi Precerutti
La città della mente di Roberto Demarchi.
A un remoto fiammeggiare. Omaggio a Roberto Demarchi.
Emanuele Severino
Luce che brilla ovunque, oscurità dei sentieri, potenza della verità.
Andrea Zanzotto
– (Giù, lungo la stradella nella forra con viva corrente).

DEVOZIONE
di Yves Bonnefoy

I
Aux orties et aux pierres.
Aux « mathématiques séverès». Aux trains mal
éclairés de chaque soir. Aux rues de neige sous l’étoile
sans limite.
J’allais, je me perdais. Et les mots trouvaient mal
eur voie dans le terrible silence. – Aux mots patientes
et sauveurs.

II
A la « Madone du soir ». A la grande table de pierre
au-dessus des rives heureuses. A des pas qui se sont
unis, puis séparés.

A l’hiver oltr’Arno. A la neige et à tant de pas.
A la chapelle Brancacci, quand il fait nuit.

III
Aux chapelles des iles.
A Galla Placidia. Les murs étroits portant mesure
dans nos ombres. A des statues dans l’herbe; et
comme moi peut-être, sans visage.

A une porte murée de briques couleur du sang sur
ta façade grise, cathédrale de Valladolid. A de grands
cercles de pierre. A un paso chargé de terre morte noire.
A Sainte-Marthe d’Aglié, dans le Canavese.
La brique rouge et qui a vieilli pronoçant la joie baroque.
A un palais désert et clos parmi les arbres.
(A tous palais de ce monde, pour l’accueil qu’ils
font à la nuit).

A ma demeure èà Urbin entre le nombre et la nuit.

A Saint-Yves de la Sagesse.

A Delphes où l’on peut mourir.

A la ville des cerfs-volants et des gandes maisons
de verre où se refléte le ciel.

Aux peintres de l’école de Rimini. J’ai voulu ètre
historien par angoisse de votre gloire. Je voudrais
effacer l’histoire par souci de votre absolu.

IV
Et toujours à des quais de nuit, à des pubs, à une
voix disant Je suis la lampe, Je suis l’huile.

A cette voix consumée par una fièvre essentielle.
Au tronc gris de l’érable. A une danse. A ces deux
Salles quelconques, pour le maintien des dieux parmi nous.

DEVOZIONE
di Yves Bonnefoy

I
Alle ortiche e alle pietre.
Alla “matematica severa”. Ai treni mal
illuminati d’ogni sera. Alle strade di neve sotto la stella
senza limite.
Andavo, mi smarrivo. E le parole rintracciavano
a stento la loro via nel terribile silenzio. – Alle parole pazienti, e che salvano.

II
Alla “Madonna della sera”. Alla grande tavola di pietra
sopra rive felici. A dei passi che si sono uniti, e poi separati.

All’inverno in Oltr’arno. Alla neve e a tanti passi. Alla cappella Brancacci, quando viene la notte.

III
Alle cappelle delle isole. A Galla Placidia. Le mura strette che recano misura nelle nostre ombre. A delle statue nell’erba; e, come me forse, senza volto.

A una porta murata con mattoni color sangue sulla tua facciata grigia cattedrale di Valladolid. A dei grandi cerchi di pietra. A un paso ingombro di terra morta nera.

A Santa Marta d’Aglié, nel Canavese. Il mattone rosso, e che è invecchiato nella pronuncia della gioia barocca. A un palazzo deserto e serrato fra gli alberi.
(A tutti i palazzi di questo mondo, per l’accoglienza che offrono alla notte).

Alla mia dimora d’Urbino fra numero e notte.

A Sant’Ivo alla Sapienza.

A Delfi dove si può morire.

Alla città dei cervi volanti e delle grandi case di vetro dove si specchia il cielo.

Ai pittori della scuola di Rimini. Ho voluto essere storico per angoscia della vostra gloria. Vorrei cancellare la storia per scrupolo del vostro assoluto.

IV
E sempre a dei lungofiume di notte, a dei pub, a una voce che dice Io sono la lampada. Io sono l’olio.

A questa voce consumata da una febbre essenziale. Al tronco grigio dell’acero. A una danza. A quelle due stanze qualsiasi, perché gli dei restino tra noi.

(traduzione di Roberto Rossi Precerutti)

 


© Roberto Demarchi 2017 | English version

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